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Caratteri definiti anche se usi pellicole scadenti

Se ti capita di dover rifare il cliché per via di una sbavatura sui caratteri, in questo articolo ti svelo come evitare di sprecare tempo e materiale.

Questa immagine cattura un difetto di sviluppo davvero insidioso…

Al primo sguardo non noti nulla, ma se osservi meglio i contorni dei caratteri ti accorgerai di un effetto indesiderato che possiamo chiamare sbavatura. Quando ottieni un cliche’ di questo tipo, puoi solo aspettarti di rifarlo un’infinità di volte finché non viene giusto. 

Questo difetto si presenta purtroppo molto spesso tra gli stampatori che ancora si affidano al sistema analogico, e sono molti i clienti, ormai esasperati da continui rifacimenti, che mandano i loro cliche’ difettosi chiedendomi aiuto. 

Anche se non hai particolari competenze grafiche, eccoti uno strumento che in tempo zero ti permetterà di liberarti di una fastidiosa spina nel fianco e di ottenere risultati migliori dal tuo sistema. 
Non si tratta di una soluzione definitiva, ma può sicuramente aiutarti a ottenere buoni risultati mentre valuti il passaggio ad una tecnologia più aggiornata (come per esempio optare per un impianto ctp).

Cosa succede quando ho una fotounità e uso una pellicola poco performante?

Succede che lo strato di gelatina che si appoggia sul fotopolimero è estremamente sottile e liscio per cui, in fase di sottovuoto, si appiccica al fotopolimero e l’aria rimane intrappolata tra pellicola e lastra di polimero.

         Esempio di pellicola mattata

Come si può riconoscere al primo sguardo una pellicola scadente? E’ chiara, fa passare la luce…?

Niente di tutto ciò. In effetti quello della pellicola chiara che non assicura prestazioni ottimali è un mito da sfatare. Oggi ci sono pellicole dotate di un filtro che impedisce il passaggio della luce ultravioletta. Quindi, anche se la pellicola non è perfettamente nera o il grado di opacità è basso, la pellicola fa comunque il suo lavoro. Se vuoi cercare degli indizi visivi, l’unica cosa che devi guardare è la lucidità. Riesci a colpo d’occhio a vedere se la pellicola ha una parte opaca? Si? Allora è una pellicola mattata, e sei salvo.

Fai fatica a riconoscere al parte opaca e ti sembra che tutte e due le parti siano lucide?  Campanello d’allarme! In questo caso hai in mano una pellicola non mattata e ti consiglio di metterla via subito se vuoi evitare di avere problemi con il polimero.

Aspetta, approfondiamo questo punto: perché una pellicola non mattata può essere un problema per il polimero?

Perché il fotopolimero in sé ha già una sua superficie tendenzialmente appiccicosa, per cui, quando facciamo il vuoto, la pellicola non mattata non si distende perfettamente. La parte che non si distende perfettamente trattiene dell’aria, che a sua volta fa sì che la pellicola rimanga sollevata rispetto al fotopolimero. A questo punto, che cosa succede quando accendo le lampade e la luce passa attraverso la pellicola? Succede che la luce non trova subito il fotopolimero, bensì un “cuscinetto” d’aria a causa del quale il carattere che ottieni non è nitido e ben definito, ma allargato, ingrossato nel punto in cui la pellicola non aderisce perfettamente.

Quindi sono queste bolle d’aria che interferiscono con la creazione del vuoto quando mettiamo assieme il polimero e il negativo?
Esattamente e la possibile soluzione potrebbe essere quella di usare una stampante che ti permetta di fare il negativo, di usare materiali consoni alla creazione della matrice… sempre però con il toner giusto e la pellicola giusta. 

Ci tengo a precisarlo perché alcuni sono convinti di poter fare miracoli con stampanti laser o  a getto d’inchiostro, e poi ci restano male se non ottengono i risultati sperati. 

Ribadisco, ci sono stampanti che funzionano bene, ma bisogna sempre accertarsi di lavorare con i materiali giusti. Comunque questa soluzione può essere adatta per chi lavora con lineature basse, ad esempio per chi stampa nastri adesivi o deve creare maschio e femmina per il rilievo. Per tutte le altre applicazioni, l’unica soluzione definitiva è il CTP.

Ma c’è qualche trucco che può aiutarci ad aggirare questo problema? Anche temporaneamente, in attesa di passare alla soluzione definitiva…

Allora, intanto faccio una precisazione. Generalmente questa situazione si presenta principalmente con i caratteri, soprattutto se sono caratteri grossi. Questo perché la parte del grafismo è definita – che qui significa lucida – e quindi si appiccica al fotopolimero e intrappola l’aria. Il trucco per evitare tutto questo esiste, ed è molto semplice. Si tratta di creare una specie di “mattatura artificiale”. Mi spiego: quando lavoro sul file grafico, vado a retinare le parti piene (quelle che dovrebbero essere perfettamente trasparenti nel nostro negativo) con un 95%. Otterrò un retino al 5%, quindi da un lato “sacrificherò” la perfetta trasparenza, ma dall’altro andrò a creare delle interruzioni sulla superficie. In questo modo evito che ci sia questa zona estesa liscia e appiccicosa, grazie a questa serie di piccoli rilievi che consentono la fuoriuscita dell’aria quando vado sottovuoto.

È un procedimento difficile? Servono competenze specifiche a livello tecnico, magari nell’uso di software?
No, non direi proprio. Se produci internamente le pellicole puoi tranquillamente continuare a lavorare con il tuo computer e il programma di grafica (ad esempio Photoshop o Illustrator) che usi di solito. Basta che il programma ti permetta di imputare a una zona nera una percentuale diversa, per cui in parole povere invece di dire che una zona è nera dici che ha un grigio al 95%. Quando poi vai a trasformare la tua scala di grigi in retino il gioco è fatto, hai appena posto le basi di quella “mattatura artificiale” che sarà la tua migliore amica nel momento di fare il vuoto.

Ho parlato di “trucco” all’inizio dell’articolo perché ogni volta che mostro ai miei clienti come risolvere questo problema loro mi guardano a bocca aperta proprio come se fossi un prestigiatore! E infatti, come per magia, da un giorno all’altro li metto in condizione di ottenere caratteri nitidi e ben definiti anche con l’ormai obsoleto sistema analogico.

Polimero realizzato con pellicola non mattata e modifica alla grafica. Risultato con caratteri definiti

Come ti dicevo, si tratta di una soluzione temporanea che ti permette di far fronte al problema mentre – come spero – ti organizzi per passare ad una tecnologia più all’avanguardia.

In pratica è come mettere un secchio sotto alla perdita che gocciola dal soffitto finché non chiami chi ti ripari il tetto.

Ecco perché ho anche preparato un breve video per illustrarti meglio il trucco che ti ho descritto sopra: dalle immagini vedrai ancora più chiaramente quanto l’intero procedimento sia facile e veloce. Il video è uno degli dei contenuti speciali extra che possono essere richiesti espressamente tramite modulo. 

Cosa devi fare per averlo? compila il modulo e richiedi il video gratuito.


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